Io Svapo_Reportage
Guai a chiamarli fumatori e a chiedergli cosa stanno fumando. Loro sono Vapers e quello che esce dalla loro bocca non è fumo ma vapore. Negli ultimi due anni il fenomeno delle sigarette elettroniche ha raggiunto numeri impressionanti. Secondo un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità, solo in Italia svapa il 4% della popolazione, mentre in Europa parliamo di cifre intorno ai 9 milioni di persone. Oggi non si contano più le case che producono liquidi con ogni specie di aroma e mix di aromi possibile, così come non si contano i tipi di sigarette elettroniche. Andiamo dai gusti più classici, che richiamano i tabacchi più pregiati alle ricette preparate dai grandi pasticcieri o barman internazionali. I liquidi non sono altro che una base di glicole propilenico e glicerina vegetale. A questi, per dare sapore, vengono aggiunti aromi alimentari di ogni genere e, in alcuni casi, nicotina. Anche i dispositivi sono infiniti e di ogni forma e dimensione e, se non sono artigianali come quelli creati dai cosiddetti modder (sono quelli più ricercati che possono raggiungere cifre anche a tre zeri) sono fabbricati tutti in Cina. La parte interessante di tutto questo fenomeno è il fatto che si sia sviluppato e continua a crescere solo grazie al web e al passaparola. Il settore, infatti, essendo da sempre paragonato a quello delle sigarette tradizionali, non può essere pubblicizzato ed ecco che a fare il bello e il cattivo tempo di ogni liquido o sigaretta che entra sul mercato sono gli stessi vapers, molti dei quali, come il Santone dello Svapo, su youtube raggiungono più di 200.000 iscritti con le loro recensioni. Insomma, esiste un fenomeno sociale come tanti, per cui essere Vapers significa far parte di una vera e propria comunità ma a ben guardare, in questo caso, esiste anche la possibilità di trovarsi di fronte ad una svolta epocale dell’era moderna. Oggi esiste un Comitato Scientifico Internazionale a sostegno delle sigarette elettroniche (io ho intervistato due membri, il presidente prof. Polosa e il prof. Carlo Cipolla dell’Istituto Europeo di Oncologia) e a volerlo fu proprio il prof. Umberto Veronesi, che fu uno dei primi a schierarsi a favore delle sigarette elettroniche perché potenzialmente questi strumenti sarebbero da premio Nobel, visto che sono il metodo più efficace per combattere il fumo che è ancora il killer n. 1 al mondo, peggio di qualsiasi guerra o calamità naturale. Ma nonostante questo la OMS e il nostro ISS continuano ad osteggiare le e-cigarettes per il principio di precauzione. E così capita che mentre alcuni Stati, come la Gran Bretagna, cominciano addirittura a sponsorizzare nei centri antifumo l’utilizzo delle sigarette elettroniche (https://www.theguardian.com/science/sifting-the-evidence/2017/dec/29/e-cigarettes-vaping-safer-than-smoking) altri, come l’Italia, decidono di ostruirle con tasse abnormi e paradossali. L’ultima stangata è arrivata proprio dalla recente legge di bilancio del governo uscente: un litro di liquido, con o senza nicotina, arriverà a costare circa 500 euro solo di tassa. Il campo è abbastanza minato perché dietro ci sono interessi enormi. Basti pensare alle lobby del tabacco. Oggi ogni colosso del tabacco mondiale ha il suo dispositivo a rischio ridotto e basti pensare allo slogan usato dalla Iqos, la sigaretta elettronica della Philip Morris (che poi è tutt’altra cosa rispetto alle sigarette elettroniche tradizionali) per capire che forse siamo davvero di fronte a qualcosa di potenzialmente epocale: Tutto cambia Mauro Pagnano