Parco Verde
"Parco verde spunta appena si esce dall'asse mediano, una lama di catrame che taglia di netto tutti i paesi del napoletano. Sembra, piuttosto che un quartiere, una paccottiglia di cemento, verande di alluminio che si gonfiano come bubboni su ogni balcone. Sembra uno di quei posti che l'architetto ha progettato ispirandosi alle costruzioni sulla spiaggia, come se avesse pensato a quei palazzi come le torri di sabbia che vengono fuori rovesciando il secchiello." "Parco Verde è una miniera per la manovalanza camorristica. Qui, tutti quelli che vogliono, raccolgono le leve più basse, la manovalanza da pagare persino meno dei pusher nigeriani o albanesi". Si apre così il capitolo di Gomorra dedicato al Parco Verde. Parco Verde è nato con i famigerati finanziamenti della legge n. 219/81, quella dei finanziamenti per le costruzioni post-terremoto dell’80 e che ha alimentato il malaffare tra criminalità organizzata, imprenditoria collusa e istituzioni corrotte. Ce ne sono molti di quartieri come il Parco Verde, a Napoli e in provincia. Si tratta di quelli che spesso vengono definiti quartieri ghetto, dormitori, zone offlimits per i cittadini “per bene”. Non serve visitarli, basta guardarli da lontano per capire che ciò che sono diventati è il frutto di una mentalità che ha pensato che sarebbe stato molto più facile ghettizzare piuttosto che integrare. Lontano dai centri, a ridosso dei cavalcavia, vicino agli imbocchi delle superstrade, come se si fosse voluto tutelare il malcapitato di turno con una facile via di fuga. Chi vive in posti così, purtroppo, porta un marchio quasi indelebile. Ciò che si impara da queste parti è che, a seconda delle situazioni e dei contesti, a seconda del tipo di rispetto di cui hai bisogno, devi scegliere se sottolineare o nascondere che provieni da una zona come il Parco Verde. Ma il Parco verde, come tutti i posti ad esso simili, non è solo Gomorra o almeno non lo è per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle persone che lo abitano. Qui la maggior parte delle persone resiste, resiste ai pregiudizi, resiste alle difficoltà di tenere lontani i figli dal richiamo della strada, resiste ad una crisi che colpisce più che in altri posti, resiste con l’arte di arrangiarsi, resiste con l’aiuto, spirituale e materiale, di una stupenda comunità parrocchiale e della sua carismatica guida, padre Maurizio Patriciello, (il prete passato alla ribalta per uno scontro col prefetto di Napoli andato in onda su tutte le televisioni nazionali) e resiste grazie all’esempio di storie come quelle di Bruno, un ex spacciatore che stava per diventare il braccio destro del boss del quartiere quando viene arrestato per scontare 10 anni di carcere. La sua detenzione, però, è uno di quei rarissimi casi di riabilitazione del sistema carcerario italiano. Incontra la preside di un vicino plesso scolastico che tiene dei progetti di rieducazione con i detenuti e da li comincia a studiare, fino a diplomarsi. Oggi ha realizzato il sogno di fondare un associazione dedicata ai bambini del Parco soprattutto attraverso il gioco del calcio. Tra pochi giorni cominceranno i primi lavori di ristrutturazione del campo di calcio. Vuole cominciare da li, dalle cose semplici, da un campetto di calcio, da un pallone.