Un vigile del fuoco impegnato a spegnere un rogo tossico ad Fragola in provincia di Napoli
Un rogo tossico in cui vengono bruciati rifiuti speciali nella periferia di Caivano, nel territorio dove è parroco padre Maurizio Patrociello, il prete che da anni si batte per contrastare il fenomeno della cosiddetta Terra dei Fuochi.
Una delle prime manifestazioni organizzate dalla diocesi di Aversa contro il fenomeno della cosiddetta Terra dei Fuochi
Tina, una delle prime madri che hanno posato nelle camerate dei loro figli morti per cancro per sensibilizzare la popolazione e le autorità contro la Terra dei Fuochi.
Antonella, una mamma che ha perso il figlio a causa del cancro nella Terra dei Fuochi, sul reparto di oncologia pediatrica del Pausillipon di Napoli mentre fa visita ad altri bambini.
Rita con la figlia Giada, ammalata di Leucemia nella loro casa di Giugliano, uno dei comuni del napoletano dove ci sono le discariche tossiche tra le più pericolose della cosiddetta Terra dei Fuochi.
Un utente di una cooperativa sociale che lavora su beni confiscati alla camorra in provincia di Caserta dove viene praticata agricoltura sociale con ragazzi provenienti da percorsi di tossicodipendenza o con problemi di salute mentale.
Operatori ed utenti di una cooperativa sociale che lavora su beni confiscati alla camorra a Casal di Principe.
In una casa confiscata a Castelvolturno dove una cooperativa sociale ha fondato una sartoria dove lavorano ragazze africane liberate dalla tratta della prostituzione.
Utenti e operatori di una cooperativa sociale che opera con persone svantaggiate in un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe
il riflesso nell'acqua di una delle cosiddette Vele di Scampia, Napoli
Scampia durante delle attività di un associazione che lavora con i bambini del quartiere.
Scampia vista dalle finestre delle famose Vele.
Una bambina gioca davanti alle vele di Scampia durante una festa organizzata da una delle tante associazioni presenti nel quartiere.
Una bambina migrante nel sud del Messico durante il suo viaggio verso gli Usa
Un migrante del centro America si riposa nella cappella della casa Hermans en el Camino, fondata da padre Alejandro Solalinde per assistere i tanti migranti che attraversano il Messico per tentare di entrare negli Usa.
Una giovane madre migrante del centro-America ritratta nel centro "Migrar no es Delito" fondata da padre Alejandro Solalinde per assistere i tanti migranti che tentano di raggiungere gli Usa attraversando il pericolosissimo territorio messicano.
Las Patronas- Las Patronas, sono un gruppo di donne di un piccolo villaggio nello stato di Veracruz, nel centro del Messico che da 20 anni cucinano e lanciano cibo ai tantissimi migranti che attraversano il Messico sul pericoloso treno merci chiamato la Bestia.
Migranti sul treno merci chiamato La Bestia, usatola migliaia per attraversare il vasto territorio messicano.
Un migrante onduregno che scappa per liberarsi dalla Mara, le mafie che hanno letteralmente preso il potere in intere città del centro-omerica durante la sua sosta nel piccolo centro fondato dalle donne di Las Patronas
Un migrante eterosessuale che scappa dalle persecuzioni della Mara nella sua città in Honduras.
La più anziana delle donne di Las Patronas, il gruppo di donne contadine che da venti anni cucinano e lanciano cibo alle migliaia di migranti che attraversano il Messico sul treno merci chiamato "La Bestia"
Un piccolo villaggio a nord di Lesbo, a pochissimi chilometri dalle coste turche, visibili ad occhio nudo. Qui sono arrivate migliaia di imbarcazioni con i rifugiati e qui decine di migliaia di migranti hanno trovato accoglienza e aiuti dagli straordinari abitanti del villaggio.Ancora oggi, nonostante gli sbarchi siano diminuiti drasticamente in seguito all'accordo Ue Turchia, arrivano in media 5-6 imbarcazioni a settimana e sono visibili i resti delle imbarcazioni sulla costa.
Coi loro occhi è un progetto composto da scatti dal mare, in punti particolari dal punto di vista del fenomeno delle migrazioni del Mediterraneo.
Un gommone di una ONG che opera nelle acque di Lesbo vista dal mare, dallo stesso punto di vista dei migranti che cadono in acqua.
Kostas è un pescatore di lesbo che ha salvato centinaia di bambini migranti dal mare tra il 2015 e il 2016
Una bambina siriana partecipa alle lezioni di nuoto organizzate da alcuni volontari del campo profughi di Kara Tepè a Lesbo.
I bambini rifugiati sono tutti arrivati dal mare senza saper nuotare. Ora, grazie ai giovani volontari del campo gli viene data la possibilità di imparare a nuotare e superare il trauma del mare provocato dopo il viaggio.
Una famiglia siriana nel campo profughi di Kara Tepè a Lesbo partecipa alle lezioni di nuoto organizzate dai volontari.
Una giovane coppia Curda partecipa alle lezioni di nuoto organizzate dal campo profughi di Kara Tepè
Una siriana che vive nel campo profughi di Lesbo, con la figlia durante le lezioni di nuoto organizzate dai volontari del campo.
The internal of disused warehouses behind the station in Belgrade where about 1000 refugees waiting to cross in the Hungarian border and arriving in the EUAbout 1,000 refugees, mostly Afghans and Pakistanis who are trying to reach Europe, are locked for months in an irregular field behind the railway station in Belgrade. Their journey along the Balkan route has stopped for the moment, at the border between Serbia and Hungary, because of the closing of the border by the Hungarian government. Among these people, many are minors and they live in some disused warehouses in conditions devoid of human dignity. There are toilets, even chemicals, they are forced to breathe toxic smoke to warm up and cook and they receive one hot meal a day with the help of an NGO. In the meantime, many of them, even today, try to cross the border braving the presence of the hard Hungarian police with his dogs, hoping for a better life in the countries of the United Europe.
About 1,000 refugees, mostly Afghans and Pakistanis who are trying to reach Europe, are locked for months in an irregular field behind the railway station in Belgrade. Their journey along the Balkan route has stopped for the moment, at the border between Serbia and Hungary, because of the closing of the border by the Hungarian government. Among these people, many are minors and they live in some disused warehouses in conditions devoid of human dignity. There are toilets, even chemicals, they are forced to breathe toxic smoke to warm up and cook and they receive one hot meal a day with the help of an NGO. In the meantime, many of them, even today, try to cross the border braving the presence of the hard Hungarian police with his dogs, hoping for a better life in the countries of the United Europe.
Migrants in line to receive a hot meal. The volunteers of a Non Governmental Organization called "Food for Idomeni" (already involved in the refugee crisis Idomeni in 2016) they are the only ones that are able to ensure a warm, decent meal a day for the 1,000 refugees who are living in disused warehouses behind the railway station in Belgrade.
A refugee boy with mouth and nose covered to avoid inhaling the toxic fumes from the many outbreaks in abandoned warehouses behind the station in Belgrade.
A migrant with broken leg because of football of a Hungarian police officer while attempting to cross the border.About 1,000 refugees, mostly Afghans and Pakistanis who are trying to reach Europe, are locked for months in an irregular field behind the railway station in Belgrade. Their journey along the Balkan route has stopped for the moment, at the border between Serbia and Hungary, because of the closing of the border by the Hungarian government. Among these people, many are minors and they live in some disused warehouses in conditions devoid of human dignity. There are toilets, even chemicals, they are forced to breathe toxic smoke to warm up and cook and they receive one hot meal a day with the help of an NGO. In the meantime, many of them, even today, try to cross the border braving the presence of the hard Hungarian police with his dogs, hoping for a better life in the countries of the United Europe.
An Afghan refugee while reciting the prayer in his makeshift bed inside the shed.About 1,000 refugees, mostly Afghans and Pakistanis who are trying to reach Europe, are locked for months in an irregular field behind the railway station in Belgrade. Their journey along the Balkan route has stopped for the moment, at the border between Serbia and Hungary, because of the closing of the border by the Hungarian government. Among these people, many are minors and they live in some disused warehouses in conditions devoid of human dignity. There are toilets, even chemicals, they are forced to breathe toxic smoke to warm up and cook and they receive one hot meal a day with the help of an NGO. In the meantime, many of them, even today, try to cross the border braving the presence of the hard Hungarian police with his dogs, hoping for a better life in the countries of the United Europe.
Some refugees leave the warehouses where they are living to try to reach the border between Serbia and Hungary. About 1,000 refugees, mostly Afghans and Pakistanis who are trying to reach Europe, are locked for months in an irregular field behind the railway station in Belgrade. Their journey along the Balkan route has stopped for the moment, at the border between Serbia and Hungary, because of the closing of the border by the Hungarian government. Among these people, many are minors and they live in some disused warehouses in conditions devoid of human dignity. There are toilets, even chemicals, they are forced to breathe toxic smoke to warm up and cook and they receive one hot meal a day with the help of an NGO. In the meantime, many of them, even today, try to cross the border braving the presence of the hard Hungarian police with his dogs, hoping for a better life in the countries of the United Europe.
Castelvolturno. Uno scorcio della Domiziana, una strada che taglia di netto il territorio di Castelvolturno attraversata dalla foce del fiume Volturno.
La spiaggia della Bagnara, ormai inagibile per le costruzioni abusive di case che oggi sono arrivate in riva al mare.
A refugee trying to shave in the disused spaces of Belhgrado station where are living with about 1,000 people in extreme conditions. Although the conditions in which they are forced to live, these people try to live normally their days.
The internal of disused warehouses behind the station in Belgrade where about 1000 refugees waiting to cross in the Hungarian border and arriving in the EU. About 1,000 refugees, mostly Afghans and Pakistanis who are trying to reach Europe, are locked for months in an irregular field behind the railway station in Belgrade. Their journey along the Balkan route has stopped for the moment, at the border between Serbia and Hungary, because of the closing of the border by the Hungarian government. Among these people, many are minors and they live in some disused warehouses in conditions devoid of human dignity. There are toilets, even chemicals, they are forced to breathe toxic smoke to warm up and cook and they receive one hot meal a day with the help of an NGO. In the meantime, many of them, even today, try to cross the border braving the presence of the hard Hungarian police with his dogs, hoping for a better life in the countries of the United Europe.