Scampia, Napoli, un storia di riscatto e resistenza.
RESISTENZA NELLE VELE DI SCAMPIA “Ormai è chiaro anche ai più distratti e ai più ottimisti che a Scampia siamo in mezzo ad una faida tra clan che si contendono il potere criminale e il controllo del territorio. L'omicidio di Raffaele Abete, fratello del boss Arcangelo, ne rappresenta un chiaro segnale. È la storia di sempre, del cambio di guardia ai vertici della malavita organizzata che getta ancora una volta bel buio un intera zona di Napoli nella quasi indifferenza delle Istituzioni. Sì, lo dico ancora che non mi convincono i blitz isolati, la dimostrazione dei muscoli con la gente o la piccola manovalanza camorristica, mentre si concede ai vertici di fare i loro regolamenti di conti e le loro spartizioni di territorio con la gente che ci vive dentro! E se continuo a gridare una presenza concreta e convincente dello Stato a tutti i livelli è perché ci credo nello Stato, e molti con me ci credono. Perché lo Stato deve difendere ed la sua gente soprattutto attraverso la cultura, soprattutto combattendo la cultura criminale. A chi dovrei rivolgermi? E come, se non urlando, visto tutto il sangue che si sparge, le vite offese e bruciate? Non crediamo, noi che conosciamo bene Scampia, né alle tregue né ai blitz lampo che di giorno sequestrano due kalashnikov, spaventano i bambini e portano con sé tv e fotografi al seguito e lasciano che la notte la camorra regoli le sue faccende e uccida. Quanto dobbiamo aspettare per una risposta adeguata, intelligente, senza ambiguità da parte dello Stato? A Scampia è tornata la paura è vero, ma non è mai andato via il coraggio delle persone oneste. Nonostante tutto.” Questo è il post lasciato da Davide Cerullo su facebook il giorno seguente all’omicidio di Raffaele Abete, uno dei primi morti ammazzati nella nuova faida di Scampia e della periferia a nord di Napoli tra i cosiddetti scissionisti e i cosiddetti “girati”, quando tutti i giornali continuano a parlare del terrore per una nuova guerra a Scampia e nelle zone a nord di Napoli per il controllo del potere criminale. Davide è un ex pusher della Vela Celeste, uno di quelli che sin da ragazzzini sono destinati a fare carriera nel giro del “sistema”. A soli quattordici anni guadagnava quasi 400 euro al giorno. Esce ed entra più volte dal carcere minorile. Un giorno, da maggiorenne nel carcere di Secondigliano, trova un vangelo sulla branda, lo apre, trova il suo nome ripetuto più volte : “Davide”. - Da quel giorno tutto è cambiato. Davide comincia un cammino di conversione e di pentimento, quello vero, al di la delle aule del tribunale. Uscito dal carcere comincia a scrivere, la sua storia, quella del suo quartiere e soprattutto quella che lui chiama i “suoi bambini”. Tanti piccoli Davide ai quali sembra che lo Stato abbia lasciato una sola tipologia di crescita, la crescita e la carriera che ti offrono quelli del “sistema”. Davide scrive un libro- Le Ali Bruciate- e comincia a scoprire un talento innato per la fotografia. I suoi ritratti dei bambini di Scampia emozionano ad ogni sguardo e comincia a portare in giro per l’Italia il suo libro, le sue foto, la sua storia. Io lo incontro per la prima volta lo scorso inverno. Era anche la prima volta in cui visitavo le Vele di Scampia e provavo una strana sensazione, di curiosità e di timore allo stesso tempo. Entrambe le sensazioni hanno accompagnato gli scatti di quella giornata, come sempre accade. Il giorno prima era piovuto, tanto, e quei mostri di cemento, progettati diabolicamente per ghettizzare, riflettevano in pozze di acqua enormi. Quando la prima volta vai in un posto come le cosiddette Vele di Scampia porti con te un bagaglio di pregiudizi e l’occhio automaticamente cerca la parte cupa. Ma poi, quello che conta davvero sono le persone. Davide, i suoi bambini e la gente delle Vele che resiste. Davide oggi vive a Modena come educatore e l’associazione per cui lavora finanzia molti progetti per i bambini delle Vele, tutti gestiti ed organizzati da Davide. Questa estate Davide ritorna a Scampia con alcuni colleghi dell’associazione, organizza un evento per i suoi bambini, allestito in pochi giorni e svolta su uno dei piccolissimi lembi di terreno non cementificato dinnanzi alla Vela celeste. Chiama un burattinaio, il migliore Pulcinella di tutta Napoli, un poeta, dei suonatori di tammorra, una ballerina, un saltimbanco, tanti colori, mille sorrisi e altri amici. Quel giorno cambiano le prospettive, cambiano i colori e anche le mie sensazioni e, inevitabilmente cambiano le foto. Dopo quella giornata alle Vele, Davide, grazie all’aiuto di alcune associazioni del nord, riesce a portare 15 bambini di Scampia in un campo estivo in Piemonte. Per la prima volta prendono l’aereo e per molti è il primo viaggio via da Napoli. Al ritorno li attende una brutta aria, a Terracina hanno appena ucciso Gaetano Marino, un esponente di spicco degli ”scissionisti” e dopo non molti giorni viene commesso un altro omicidio proprio alla Vela Celeste, forse proprio sotto gli occhi di qualche bambino di Davide. Quei bambini ritornano a vedere i blitz delle forze dell’ordine e ad avere paura, come la maggior parte della gente che a Scampia resiste. Davide, i suoi collaboratori e tutte le persone che vivono in posti come Scampia, dove nonostante lo Stato mostri i muscoli ancora si respira forte il potere criminale, sono il vero esempio su cui dovrebbero puntare le istituzioni. Puntare sulla riqualificazione, su attività che promuovono la cultura della legalità, sullo sviluppo locale che faccia da alternativo al richiamo della strada e del sistema dovrebbe far essere priorità assoluta, ancora prima della repressione che pure in questi giorni è inevitabile. Ma, ahimè, duole dirlo, tutto questo in posti come le Vele non si vede affatto e gli unici presidi morali e fisici della legalità sono le associazioni, le parrocchie e la gente come Davide. Ne è prova l’ultima scoperta fatta insieme a Davide. Pochi giorni fa ( 1 novembre 2012) osservavo con maggiore attenzione la labirintica struttura dei pianerottoli delle Vele, non riuscivo a capacitarmi, sembravano costruite apposta per nascondere le attività illegali come gli spacci. Scale, cancelli abusivi, appartamenti vuoti ecc. Tra le tante cose mi colpiva il fatto che a proteggere le scale ci fossero dei pannelli verniciati in rosso. Quei pannelli erano stati verniciati così perché composti di eternit all’amianto. Molti erano lacerati e si sa che l’amianto lacerato è pericolosissimo perché basta una fibra nei polmoni per provocare quel brutto male incurabile che è il mesotelioma. Ebbene, qualche settimana prima, una ditta, presumibilmente incaricata dall’Asl locale, aveva rimosso gran parte di quei pannelli ma aveva pensato bene di lasciarli in alcuni appartamenti vuoti nelle stesse Vele. La cosa ancora più sconcertante è che molti di quei pannelli si erano rotti durante la fase di rimozione e i residui sono rimasti sparpagliati in quegli appartamenti dove facilmente potrebbero andare a giocare i bambini delle vele. Quando apro un quotidiano e vedo le foto dei bambini di spalle e i mitra della polizia e ripenso alla magnifica giornata trascorsa un mese fa non posso non pensare a quanto siano giuste le parole di Davide lasciate su facebook. Anche Il ministro dell’interno Annamiria Cancellieri ha ammesso che va fatto qualcosa in più. Io, Davide e tutte le persone che a Scampia e nei posti come Scampia resistono, ci auguriamo che questo di più sia rappresentato da una presenza costante dello Stato, ma in termini che vanno al di la dei blitz e dei mitra per le strade. Ci auguriamo che sia un di più sul piano del riscatto sociale e sul piano della cultura, costantemente, giorno dopo giorno, perché non basta creare posti di blocco fissi, di giorno e di notte, per far sentire la presenza dello stato. Al mio caro amico Davide, con affetto profondo, Mauro Pagnano